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Return to Castle Wolfenstein Personal Computer

Return to Castle Wolfenstein Personal Computer

Meglio andare subito al sodo: Return to Castle Wolfenstein è semplicemente uno dei migliori sparatutto 3D mai creati per computer, e senz’altro il migliore che si potesse acquistare all’inizio del 2002. Quando la Id Software annunciò quasi otto anni fa che avrebbe creato il proprio futuro capolavoro annunciato nello stesso castello e con i medesimi ambienti di quel Wolfenstein che nel 1992 inventò il genere degli sparatutto 3D, i videogiocatori di mezzo mondo iniziarono subito a mettere da parte i soldi per poter comprare il gioco non appena disponibile (ma anche un computer adatto a farlo funzionare come si conveniva!); beh, va sottolineato che gli sforzi della Id non fecero pentire alcuno di aver infranto il proprio salvadanaio! In effetti, il Castello Wolfenstein è solo il punto di partenza della nostra missione: indossando i panni e i muscoli quasi sovrumani dell’agente Blazkowicz, partiremo dalla più buia e umida cella del maniero, armati solo di un pugnale e di una pistola, e dovremo fuggire dalla fortezza teutonica, per ricominciare a mettere il bastone tra le ruote della macchina da guerra nazista. Questo nostro passatempo ci vedrà  impegnati su tutti i fronti, da un paesino occupato a una base aerea segretissima, dalle distese ghiacciate della Norvegia a una fabbrica devastata dai bombardamenti.

Return to Castle Wolfenstein Personal Computer

Le nostre missioni, una trentina circa divise in sette capitoli principali, prevedono il completamento di una serie di obiettivi, e questo sistema ha permesso ai programmatori del gioco di farci affrontare delle missioni piuttosto diverse tra loro. Ad esempio, potrà  capitarci di dover entrare in un paese ed assassinare di soppiatto anche ufficiali nazisti, evitando in tutti i modi di farci notare troppo dalle numerose guardie e sentinelle. In una situazione di questo tipo, scatenare un duello a colpi di mitra e Panzerfaust (il bazooka tedesco anticarro) non è un’idea particolarmente azzeccata. Viceversa, in altre missioni dovremo annientare la resistenza nemica, e quindi potremo sciogliere le redini a tutto il nostro invidiabile arsenale militare.

Return to Castle Wolfenstein Personal Computer

Sebbene questo sistema di traguardi da raggiungere garantisca una certa varietà  di missioni, che difficilmente ci sembreranno ripetitive, occorre anche notare che sono piuttosto lineari: la prima volta che ci troveremo nella fabbrica bombardata, avremo l’illusione di essere davvero in mezzo ad un’enorme area di rovine e di edifici diroccati. Solo rigiocando lo stesso livello più di una volta, capiremo che i programmatori hanno abilmente piazzato un masso in un punto strategico, una porta bloccata o un pavimento distrutto in un altro, per “costringerci” a seguire un certo percorso.

D’altra parte, i livelli sono così grossi e ci sono così tante cose da fare, che il difetto della linearità  è più che perdonabile, anzi, considerando che spesso potremmo anche perderci, nel senso letterale del termine, tra le mura del castello o in mezzo a un bosco all’esterno di una base nazista, forse è bene che sia sempre chiaro dove dobbiamo dirigerci per proseguire. In fondo questo è un gioco di sparatorie, non una caccia al tesoro.

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Un ingrediente fondamentale per rendere credibile l’ambiente che ci circonda è senz’altro l’intelligenza dei nemici: anche da questo punto di vista, Return to Castle Wolfenstein non delude le aspettative. Se, per certi versi, è ormai quasi normale trovare uno sparatutto dove gli avversari si comportano in modo naturale (come fischiettare durante un turno di ronda), lo è molto meno vedere un ufficiale correre vicino al corpo di una guardia ferita a morte dal nostro fucile di precisione, inginocchiarsi per rendersi conto dell’accaduto, e alzarsi sfoderando la Luger, guardandosi attorno alla ricerca del pericolo.

Ancor meno facile è incontrare un gioco dove i nemici, quando vedono arrivare una granata, corrono a raccoglierla per rispedirla al mittente, oppure si nascondono dietro un muro per ricaricare l’arma. Peraltro, i nemici hanno una conoscenza piuttosto approfondita del livello (mentre nella maggior parte degli sparatutto è facile vedere una guardia aggirarsi sempre in una stanza o due), cosa ancora più interessante e lodevole, data la complessità  dei livelli stessi. Parlando di questi ultimi, non si può che rimanere a bocca aperta di fronte alla vastità  dei villaggi, delle basi segrete, dei boschi e dei castelli di Return to Castle Wolfenstein. Alla Gray Matter non si sono limitati ad una semplice rivisitazione del Wolfenstein originale, ma hanno creato una serie impressionate di ambienti inediti, utilizzando il sistema grafico di Quake III: Team Arena, che consente di gestire spazi enormi, oltre che le ormai note superfici curve.

Il dettaglio grafico è a dir poco eccezionale, dato che i programmatori hanno spremuto il sistema al massimo per creare elementi dell’ambiente, come tendine svolazzanti alle finestre, archi nei sotterranei che sembrano veri, giochi di luce spettacolari, e un’ambientazione, quella del periodo della Seconda Guerra Mondiale, incredibilmente realistica. àˆ certamente lodevole l’impegno profuso nella realizzazione di edifici e strutture perfettamente in linea con il periodo storico trattato. La sensazione è proprio quella di aggirarsi in una località  dell’Europa centrale del 1940.

Un particolare che merita un plauso per il dettaglio è dato dai nemici che incontreremo. Oltre ad essere numerosi (ne esistono addirittura più di 150 diversi!), potremo osservare un buon numero di uniformi della Wermacht e delle SS accuratamente ricreate. Gli appassionati del periodo riconosceranno, ad esempio, la caratteristica “mezzaluna” metallica, tipica della Polizia Militare tedesca. Da un singolo modello vengono ricavate decine di varianti: un soldato può avere un berretto invece che l’elmetto, un altro una fascia insanguinata che gli benda l’occhio, un terzo un paio di occhiali, e via dicendo.

Return to Castle Wolfenstein Personal Computer

Certo, alcuni di questi soldati virtuali soffrono di una “licenza poetica” poco realistica, soprattutto quando entrano in gioco le affascinanti quanto improbabili guerriere teutoniche, vestite con delle aderentissime tute nere. Il loro aspetto è così attraente che perderemo secondi preziosi ammirandole, cosa che esse sfrutteranno puntualmente per liberarsi della nostra presenza in men che non si dica. Effettivamente, una delle paure maggiori che hanno condito l’attesa per Return to Castle Wolfenstein, nata esaminando le pochissime informazioni trapelate dagli Headquarters di Id/Gray Matter nei mesi passati, era che si trattasse di un gioco quasi fantasy, in cui i “normali” militari nazisti venissero presto soppiantati da mostri di ogni tipo, come zombi, mummie, non morti e via dicendo.

In realtà , succede esattamente il contrario, e incontreremo le creature da incubo solo ed esclusivamente dove ce lo aspettiamo. Quando capiterà  di duellare con una mummia lanciafiamme, avverrà  in un contesto credibile come una zona di scavi archeologici! L’unico difetto vero e proprio di Return to Castle Wolfenstein è dato dalla poca longevità : un giocatore mediamente esperto impiegherà  dalle 12 alle 18 ore per completarlo: questo sia perché le mappe sono lineari, anche se molto grandi, sia perché non esistono veri e propri puzzle o enigmi da risolvere.

Return to Castle Wolfenstein Personal Computer

D’altra parte, è lo “scotto” da pagare per un grado di dettaglio che risulta davvero eccezionale nel senso più letterale del termine! Per quanto riguarda lo sviluppo multi giocatore del titolo, la Id ha affidato a un diverso sviluppatore la parte multiplayer del gioco: la Nerve ha senza dubbio fatto un ottimo lavoro, bilanciando perfettamente la modalità  a giocatore singolo della Gray Matter. In-game saranno presenti otto mappe studiate appositamente per gli scontri d’élite, tutte enormi quanto i livelli dedicati al giocatore singolo. Possono sembrare poche, in un panorama che vede migliaia di mappe create per giochi come Half-Life e i suoi “derivati” eccellenti come Counter Strike, ma dato che si tratta di un multiplayer di squadra, in cui non si può semplicemente massacrare tutti i nazisti o gli alleati in vista (secondo la squadra scelta), è necessario conoscere molto bene le zone e gli obiettivi che ogni missione ha da proporre, oltre a giocare davvero in team. Le quattro classi disponibili, che sono la naturale evoluzione di quelle di giochi come Team Fortress o Day of Defeat, hanno tutte un compito specifico ed indispensabile. Il soldato è l’unico che può cambiare il tipo di arma, il medico il solo in grado di aiutare i compagni di squadra, l’ingegnere (che fa davvero la parte del leone in Return to Castle Wolfenstein, a differenza di altri titoli!) è capace di eliminare ostacoli voluminosi, mentre l’ufficiale può scatenare tempeste di fuoco e, soprattutto, rifornire di munizioni tutti i suoi uomini.

A conclusione, presente all’appello è un’ulteriore nota positiva. Vi renderete ben presto conto, pervasi di un particolare quanto piacevole stupore, di non aver incontrato nessun tipo di falla nel programma: mai incastrati in un muro o dietro un angolo, mai visto nemici bloccarsi presso piloni o scale, e allo stesso tempo mai vi sarà  capitato di vedere il computer impuntarsi o, peggio ancora, “crashare” e tornare a Windows mentre stavate giocando.

Il fatto che ne rimarrete quantomeno stupiti la dice lunga su quanto gli ultimi anni di videogiochi ci abbiano abituato (con patch correttive che vengono pubblicate addirittura prima dell’uscita del gioco nei negozi!), ma dimostra ancora una volta di più che Return to Castle Wolfenstein è un ottimo prodotto anche dal punto di vista della stabilità . C’è poco altro da aggiungere se non che non possiamo considerarci veri appassionati di sparatutto e non possedere o aver mai giocato questo gioco! Un autentico capolavoro!

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