Destroyer Command PC
I duelli tra navi di superficie e sommergibili appartengono all’immaginario di ogni ragazzino, fin da quando venivano combattuti con un foglio di carta a quadretti e una matita. Così, quando Ubi Soft annunciò che le sue due prossime simulazioni belliche sarebbero state non solo di stampo “marinaresco”, ma avrebbero potuto collegarsi in rete cosi da permettere tesissimi duelli tra avversari umani nell’oceano digitale, tutti gli appassionati pensarono che un sogno stava per divenire realtà  . Destroyer Command è la seconda parte di questo progetto (ad onor di cronaca, l’altra era Silent Hunter II). Si tratta di un simulatore molto realistico, che consente di comandare una grande varietà  di classi di cacciatorpediniere americane durante la Seconda Guerra Mondiale, dal 1941 al 1945 (per un totale di quattordici unità  diverse).
Due campagne composte da missioni collegate coprono le azioni di queste piccole, ma coraggiose unità  nell’Atlantico e nel Pacifico, mentre il generatore di scenari casuali aggiunge un terzo teatro: il Mediterraneo. Le missioni proposte vanno dalla scorta ai convogli alla caccia ai sottomarini e agli scontri di superficie, spesso accompagnati da unità  più grandi come incrociatori e portaerei. La conduzione della nostra nave avviene attraverso una serie di postazioni accuratamente ricostruite: ponte di comando, sala macchine, stazione sonar, radar, centrale di controllo del tiro dei cannoni, mitragliere antiaeree e così via. Il livello di dettaglio di tali centri di controllo è molto elevato, e in ognuno possiamo divertirci ad azionare pulsanti, spostare leve e, in generale, a comportarci come avrebbe fatto l’equipaggio di bordo.
Tutto questo dettaglio, però, spesso si rivela superfluo, perché ad ogni combinazione di bottoni sullo schermo corrisponde sempre una “scorciatoia” da tastiera: diventa così inutile manovrare la barra del controllo macchine su “avanti adagio” quando, per ottenere rapidamente lo stesso risultato, basta premere “1” sulla tastiera. La banca dati del gioco riassume tutte le principali classi di unità  aeree, navali e subacquee impiegate nei due oceani all’epoca presa in esame, gli attacchi aerei sono presenti e letali, e una delle attività  più frenetiche dei gioco è manovrare personalmente l’artiglieria antiaerea di bordo contro i micidiali Stuka e Kate. Non manca neppure un generatore di missioni casuali, che garantisce longevità  alle nostre partite e c’è qualcosa di coinvolgente nel partecipare all’ennesima missione di scorta a un convoglio in acque infide. Ciò non toglie che la lista dei problemi di questo titolo sia, purtroppo, lunga.
Iniziamo col dire che Destroyer Command e Silent Hunter II si installano in due directory diverse, e che il primo, pur essendo arrivato dopo, non modifica né aggiorna in alcun modo il secondo. Così, sebbene la risoluzione grafica massima in Destroyer Command sia stata innalzata a 1024×768 mentre Silent Hunter II rimarrà  fissato a 800×600, i difetti del simulatore di sommergibile rimangono in attesa di una patch correttiva che sappia ridar lustro alla serie. Davvero una bella delusione per chi sperava che Destroyer Command avrebbe rappresentato l’occasione buona per migliorare anche il primo titolo. Questi particolari passano, però, in secondo piano quando ci si avvede che il titolo presenta seri problemi in quello che avrebbe dovuto essere il suo punto di forza: il tanto vantato funzionamento incrociato con Silent Hunter II, cui si aggiunge una pessima gestione dell’Intelligenza Artificiale delle forze in campo nella modalità  a giocatore singolo. Se i nostri alleati non hanno esitazioni a inseguire e bombardare un contatto nemico, spesso lo fanno senza riguardi per le altre navi della formazione, o per la vicina terraferma, causando spettacolari collisioni.
Molte delle reazioni dei vascelli amici e nemici, inoltre, paiono essere “precalcolate”, e non in relazione alle nostre azioni: dopo un po’, quindi, possiamo intuire lo schema con cui combattono in quella particolare missione e sfruttarlo a nostro vantaggio. Tutto sommato, però, combattendo con Destroyer Command si intravedono un amore, una competenza e una cura per la materia trattata che fanno quasi rabbia, se si considerano gli scarsi risultati raggiunti nel settore della giocabilità  .
Le critiche, quindi, sono rivolte a ciò che questo e il precedente capitolo dedicato ai sottomarini della marina tedesca avrebbero potuto e dovuto essere, e alla loro potenzialità  sprecata. Complessivamente, infatti, entrambi i titoli restano un’occasione a vuoto, accompagnata da una grande atmosfera, da una discreta giocabilità  e dalla speranza che le patch future apportino le meraviglie promesse e tanto decantate. Per il momento, lo scafo del nostro cacciatorpediniere e del nostro U-Boat fanno ancora acqua, purtroppo!