Shadow of Memories – Konami
Le avventure grafiche rappresentano uno dei generi più classici del divertimento su computer. Al contrario, basta leggere il nome dello sviluppatore (Konami) e dedurre la provenienza di Shadow of Memories (Giappone), per comprendere che le vicissitudini del giovane Eike Kusch sono, in verità , la conversione di un titolo per console (PlayStatìon 2 prima, Xbox poi).
Chi avesse avuto occasione di giocare Shadow of Memories con il gamepad non vi troverà assolutamente nulla di nuovo, se non la possibilità di aumentare la risoluzione dello schermo in base alle caratteristiche del proprio sistema. In questo modo, verranno esaltati i tratti palesemente giapponesi dei protagonisti della vicenda, ma allo stesso tempo saranno anche più evidenti i limiti delle ambientazioni, spoglie e prive di dettagli in grado di catturare l’attenzione.
La versione PC di Shadow of Memories, dunque, assume valore solo se la sorpresa per una trama tanto intelligente, quanto articolata, diventa un motivo sufficiente a distogliere l’attenzione dai limiti tecnici della grafica e dalla mancanza del parlato in italiano (il “doppiaggio” è in inglese, con sottotitoli nella nostra lingua). In questo senso, l’avventura di Konami regge senza problemi il confronto con titoli di primo piano sviluppati appositamente per computer, tra cui quelli delle serie Monkey Island e Syberia, e lo fa grazie a un’idea di fondo geniale, anche se non molto originale.
La straordinaria vicenda di Eike è basata sulla possibilità del protagonista di viaggiare a ritroso nel tempo, nel tentativo di prevenire il proprio omicidio. Non è mia intenzione svelare gli aspetti chiave della storia, quindi preferisco fermarmi al luogo in cui tutto è ambientato, la cittadina di Lebensbaum (tedesca per nome e architettura), e alle quattro epoche principali che visiteremo nel corso dei dieci capitoli in cui è suddivisa la storia: il 2001, il 1580, i primi del ‘900 e il 1979. Il fatto che Shadow of Memories sia “speciale” è evidente sin dal prologo, nel corso del quale la morte del protagonista, che in casi normali è sinonimo di “Game Over”, diventa invece la scintilla da cui scaturisce tutta la vicenda. Grazie all’intervento dell’Omuncolo (una sorta di uomo bambino dall’aspetto a dir poco inquietante), Eike torna in vita dopo essere stato pugnalato alla schiena e si impegna a scongiurare la sua stessa dipartita.
Con il Digipad consegnatogli dalla medesima creatura, il protagonista riesce a viaggiare nel tempo, per interagire con i cittadini della Lebensbaum del passato, in modo da modificare l’infausto presente. Durante le sue peripezie, Eike entra in contatto con gli avi degli abitanti della città (riconoscibili alla perfezione dai loro tratti somatici) e riesce, passo dopo passo, a posticipare il proprio omicidio, fino all’annullamento definitivo del crimine, che rappresenta anche la conclusione del gioco.
Per quanto tale processo sembri un po’ complicato, una volta entrati nell’ottica del paradosso temporale, sarà facile capire quali siano le azioni corrette da compiere. Inoltre, se così non fosse, si potrà comunque rifarsi ai consigli della veggente, pronta a elargire suggerimenti per il prosieguo del gioco. Capiterà , quindi, che Eike si trovi costretto a riunire una folla di persone per scoraggiare il suo assassino, oppure debba prevenire che un albero venga piantato nella piazza del paese, perché a cento anni di distanza lo stesso arbusto non diventi il nascondiglio del criminale.
Nel complesso, la struttura degli enigmi è quella comune alla gran parte delle avventure: per comprendere il da farsi sarà necessario osservare lo scenario e parlare con i personaggi, in maniera da raccogliere dati e informazioni su cui riflettere. Poi, si tratterà di trovare gli oggetti utili alla soluzione del caso e sfruttarli nel luogo designato, senza mai il bisogno di combinarli tra loro o di modificarli. Insomma, con la storia narrata, e soprattutto giocata, in Shadow of Memories c’è parecchio da divertirsi. Limiti grafici a parte, non bisogna ignorare la splendida atmosfera che caratterizza le diverse epoche.
Gli sviluppatori hanno lavorato molto sulle tinte, che sono sgargianti nei colori della Lebensbaum del presente, tendono ai toni seppia quando l’azione si sposta nei primi anni del ‘900, fino a sfociare nelle tonalità marroni del XVI secolo. Volendo chiudere un occhio sulle imperfezioni estetiche della conversione, il difetto dell’avventura dì Konami va ricercato nel sistema di controllo.
Ovviamente, il gioco è stato sviluppato prendendo in considerazione le caratteristiche del gamepad, e muovere correttamente Eike con mouse e tastiera diventa un’operazione poco agevole (anche se è consentito impiegare un comune joypad). Com’è logico, i tasti direzionali sono designati agli spostamenti del protagonista, ma la sua traiettoria è relativa sia all’inquadratura, sia ai movimenti del mouse. I limiti si fanno sentire all’interno dei frequenti ambienti chiusi e si finisce per sbattere continuamente contro le pareti e gli stipiti delle porte.
Per l’azione in campo aperto, ovvero per le strade della città , la combinazione Freccia in alto e mouse funziona invece egregiamente, permettendo dì coprire distanze considerevoli con una corsa ordinata e lineare. Nel complesso, dunque, Shadow of Memories rappresenta una gradita sorpresa, che, se non convince appieno in termini di grafica e qualità della conversione, segna comunque dei punti a favore per quanto concerne l’idea e le atmosfere di gioco. Da provare!