Ghost Recon PC
Per tutti gli amanti delle simulazioni belliche in soggettiva, si profila all’orizzonte una nuova, irrinunciabile, esperienza virtuale. Ad arruolare un manipolo di entusiasti giocatori nei più selezionati corpi militari è ancora una volta, quella stessa Red Storm Entertainment che in passato, con la serie di Rainbow Six, ci aveva proiettato nel bel mezzo di complesse operazioni speciali anti-terrorismo. Sarebbe però un grave errore considerare Ghost Recon come l’ennesimo capitolo della saga video ludica ispirata ai bestseller di Tom Clancy.
Ovviamente, molti elementi sono stati ereditati dal collaudato modello di gioco a squadre che in passato ha reso celebri le opere targate Red Storm, ma dalle tante e significative novità introdotte con Ghost Recon, appare evidente che con questo titolo gli sviluppatori abbiano voluto in qualche modo voltare pagina.
Questa volta, saremo arruolati nell’imponente esercito americano e, successivamente, assegnati ai “Ghost”, uno dei più esclusivi corpi militari battente bandiera a stelle e strisce. Questo gruppo di uomini scelti può disporre dei più avveniristici strumenti d’assalto ed è capace di mettere in atto azioni militari tanto fulminee quanto devastanti. Gli scenari che incontreremo in Ghost Recon saranno dunque ben diversi da quelli visti in Rainbow Six e ci impegneranno nel contrastare un nascente (ma già sufficientemente attrezzato) movimento rivoluzionario, che vorrebbe riportare la Russia sotto una bandiera con falce e martello. Il processo evolutivo offerto da Ghost Recon non si esaurisce, ad ogni modo, nell’introduzione di un nuovo contesto ambientale, ma pervade ogni singolo aspetto del gioco.
La complessa e ostica procedura che in Rainbow Six imponeva al giocatore di preparare ogni singolo movimento dei propri uomini prima ancora di entrare in azione, per esempio, è stata sostituita da una gestione delle truppe più agile e in tempo reale. Con Ghost Recon potremo visualizzare, in qualsiasi fase della missione, una piantina del campo di battaglia e dettare percorsi e obiettivi alle varie squadre d’assalto. Certo, ogni sortita viene tuttora preceduta da una fase preparatoria, ma questa è limitata alla descrizione degli eventi e alla selezione di uomini ed equipaggiamento.
Come già anticipato, dovremo gestire un plotone composto da tre distinte squadre di soldati. La selezione degli uomini da portare in battaglia deve essere condotta valutando, per ogni milite, la specializzazione operativa e le statistiche che ne sintetizzano le potenzialità offensive. Ogni elemento del team, infatti, è riconducile ad uno specifico ruolo (Tiratore, Supporto, Cecchino o Commilitone), che di fatto ne circoscrive l’impiego e le armi utilizzabili. Per massimizzare le potenzialità della modalità in singolo, essi, rispettivamente, manifestano la capacità di maneggiare strumenti offensivi, di nascondersi agli occhi del nemico, di resistere alla fatica o al dolore e, infine, di coinvolgere i propri commilitoni.
I nostri uomini vedranno crescere il punteggio delle abilità proseguendo nella campagna o affiancando in battaglia un soldato con leadership elevata. Ogni tre punti di “Comando” accumulati, il militare consentirà , infatti, ai suoi compagni di ottenere (finché sarà in vita) un punto aggiuntivo sotto le voci “Arma”, “Azioni furtive” e “Resistenza”. Questo sistema di punteggi consente, da un lato, di veder crescere di missione in missione le abilità dei propri soldati e, dall’altro, di aumentare il coinvolgimento del giocatore. I soldati persi in battaglia sono, infatti, irrecuperabili e gli eventuali sostituti devono comunque ricominciare ad accumulare “punti esperienza” da zero. Portando a termine gli obiettivi secondari delle varie missioni, sarà in ogni caso possibile arricchire la formazione del nostro gruppo con alcuni “specialisti” dalle ottime statistiche e, soprattutto, in grado di utilizzare le armi più avanzate.
Per motivi che ancora si fatica a comprendere, in Ghost Recon ogni soldato può esclusivamente impiegare le armi in dotazione (sembra strano che un tiratore scelto non sia capace d’impugnare un mitragliatore!) e non potrà mai raccogliere dai corpi dei nemici abbattuti munizioni, bombe o fucili. Insomma, talvolta sembra quasi di esser legati a briglie invisibili imposte dagli sviluppatori, anche se bisogna ammettere che simili dettagli balzano all’occhio solo dopo aver giocato ad un titolo come Operation Flashpoint, in cui il giocatore può interagire con ogni elemento scenografico, compresi veicoli, cingolati e, addirittura, aeroplani.
D’altra parte, si deve pur essere convinti che tali restrizioni servano a incanalare l’azione di gioco in specifiche vie d’intrattenimento e, soprattutto, a rendere Ghost Recon uno dei più divertenti e immediati giochi d’azione-strategia in soggettiva attualmente in circolazione. L’introduzione di un improbabile segnalatore di pericolo (una specie di radar visualizzato ai piedi dello schermo), che nella realtà non potrebbe mai esistere è, alla fine, la testimonianza più lampante che gli aspetti meno verosimili del gioco sono stati introdotti intenzionalmente dagli sviluppatori, per rendere Ghost Recon ancor più fruibile.
Dettagli a parte, Ghost Recon si è rivelato un gran bel gioco. Le quindici missioni garantite dalla campagna militare risultano essere sufficientemente variegate da scongiurare qualsiasi sbadiglio, prima di aver visto definitivamente tramontare la minaccia “rossa”. La gestione delle varie squadre d’assalto è a portata di mano anche per chi non ha frequentato un’accademia militare, mentre la possibilità di impersonare nella medesima missione ogni componente dei “Ghost” consente al giocatore di scegliere quando risolvere la situazione in prima persona o, viceversa, delegare l’operato dei compagni all’Intelligenza Artificiale del computer. Nella maggior parte delle occasioni, i nostri compagni di squadra ci salveranno la pelle, ma talvolta potrebbero assumere comportamenti troppo rischiosi.
L’interfaccia di comando che siamo in grado di richiamare in ogni fase di gioco, infatti, risulta troppo semplicistica per riuscire a gestire i conflitti a fuoco più impegnativi. Il fatto che la gestione della squadra sia semplice e intuitiva, quindi, non vieta a Ghost Recon di risultare molto impegnativo anche al livello di difficoltà più basso. Fortunatamente, si potrà salvare il gioco in ogni momento. Oltre ad essere di gradevole aspetto, il titolo svolge un ruolo importante nella valorizzazione dell’azione di gioco. In particolare, la fitta vegetazione si lascia ondeggiare dal vento permettendo così una facile mimetizzazione anche alle truppe in marcia.
Rumori ambientali come il ronzio di insetti, il fruscio delle fronde o il cinguettio dei volatili costringono il giocatore a rimanere con l’udito sempre all’erta, mentre l’insorgere di fenomeni meteorologici quali la nebbia e la pioggia contribuiscono a rendere ancor più difficoltosa e angosciante l’individuazione delle truppe nemiche. A conferma di ciò, gli scenari sono piuttosto circoscritti (ricoprono un’area di 160 chilometri quadrati), ma ricchi di dettagli.
Il sistema grafico adottato da Ghost Recon, inoltre, è capace di rappresentare agilmente sia spazi aperti (anche se con qualche spigolo di troppo), sia ambienti al chiuso come grotte, palazzi e abitazioni. Non stupiamoci, dunque, se dopo aver combattuto in aperta campagna, verremo chiamati a operare nel bel mezzo di un centro urbano. Insomma, Ghost Recon è un ottimo videogioco, che potrebbe intravedere solo in Operation Flashpoint un valido contendente, se non fosse che i due titoli perseguono vie d’intrattenimento opposte (l’interpretazione giocosa di Red Storm ha poco a che vedere con la verosimile esperienza bellica offerta da Codemasters).
L’unico consiglio che bisognerebbe offrire agli appassionati del genere strategico in soggettiva è quello di rompere il salvadanaio e aggiudicarseli entrambi! Null’altro che questo!