Vietcong – Illusion Softworks – Pterodon – CDV Cidiverte
Il Vietnam è una ferita ancora aperta per ogni patriota americano. L’altissimo prezzo in vite umane e la schiacciante occupazione finale dell’Esercito Nord Vietnamita hanno lacerato gli Stati Uniti per molto tempo. Decine di film, tra cui alcuni capolavori, hanno fatto entrare la brutalità del conflitto nelle case di tutti i Paesi civilizzati e reso omaggio alla memoria dei numerosi caduti. Riscrivere la Storia non è possibile, ma Illusion Softworks ci prova ugualmente con Vietcong: uno sparatutto in prima persona che ci riporta indietro nel tempo a combattere contro i “rossi”.
Siamo lontani dal clamore delle manifestazioni pacifiste e dalle scrivanie dei generali, la nostra casa è la base di Nui Pek, dove ha sede una squadra speciale costituita da uomini selezionatissimi. Dal momento dell’arrivo in elicottero, capiamo che dovremo portare a termine le missioni più rischiose. Muoviamo i primi passi all’interno della base e scopriamo un’interfaccia di gioco semplice. Mouse e tastiera coprono adeguatamente gli spostamenti del personaggio e l’inventario strutturato in modo da essere altrettanto facile da amministrare.
Non andiamo in giro con decine di armi in tasca, alla maniera degli sparatutto più classici. Contiamo, invece, su una dotazione limitata a quelle che sono le reali possibilità di un soldato costretto a marciare in un ambiente ostile quale la giungla vietnamita.
La dotazione principale è costituita da un fucile mitragliatore o di precisione, affiancato da una pistola, un pugnale e gingilli ad alto potenziale, come le granate. Iniziamo sempre ben forniti di armi e caricatori, ma la lunghezza di alcune missioni o l’eccessiva generosità nell’utilizzo delle cartucce ci costringono a ripiegare su quanto riusciamo a racimolare dai nemici caduti.
Le armerie delle truppe americane e dei Vietcong sono equamente provviste numericamente, ma gli equipaggiamenti degli irregolari nord vietnamiti non sono qualitativamente paragonabili a quelli dell’esercito a stelle e strisce. Ogni tipologia di fucile o di pistola, comunque, ha la sua controparte nemica e determinate caratteristiche di rendimento che prendono parzialmente spunto dalla realtà . Gli sviluppatori non hanno voluto calcare troppo la mano, preferendo puntare maggiormente sulla giocabilità pura rispetto a modelli fisici troppo rigorosi.
Per esempio, percepiremo nitidamente la differenza di rinculo tra un M-60 e un M-16, tuttavia in alcuni casi apparirà poco verosimile. Desta qualche perplessità anche la gestione dei danni che subiamo o infliggiamo. Nel momento in cui veniamo centrati da un colpo non mortale al torace, infatti, vediamo la barra dei punti vita scendere e accusiamo solo qualche attimo di stordimento, durante il quale i movimenti sono rallentati. La reazione dei soldati nemici è identica: quando li colpiamo si inginocchiano per qualche secondo, ma poi tornano a combattere tranquillamente e pericolosamente come prima. Il comportamento dei Vietcong non è particolarmente elaborato, si basa su una sequenza di azioni che prevede: cercare una copertura, sparare e avanzare in base alle armi in dotazione. Mancano, invece, complesse tattiche di guerriglia, diversivi e azioni mirate che sarebbe lecito aspettarsi da combattenti nel proprio ambiente.
Se aumentiamo il livello di difficoltà al massimo, gli avversari iniziano a comportarsi più intelligentemente e hanno una mira da veri cecchini, ma senza arrivare mai a porre in essere azioni coordinate. Questo non significa che Vietcong sia un gioco facile, anzi dobbiamo imparare a muoverci efficacemente all’interno della giungla e ricorrere a tutto l’aiuto di cui disponiamo. Per fortuna, infatti, non siamo soli e facciamo parte di una squadra ben addestrata, che ci accompagna in diverse azioni. Ogni commilitone si muove autonomamente in base alla propria specializzazione ed è consentito dare ordini essenziali all’intero team. I nostri compagni non sono stupidi e facciamo bene a lasciargli una certa libertà d’azione, occupandoci principalmente di sopravvivere e freddare i cattivi. Si tratta di operazioni tutt’altro che semplici, lungo la ventina di missioni a difficoltà crescente che articolano la campagna per il giocatore singolo. Dopo un inizio piuttosto blando alla ricerca di un cecchino, veniamo catapultati nel primo vero impegno operativo e rimarremo esterrefatti dal coinvolgimento totale che saprà regalarci Vietcong. Mentre camminiamo in fila indiana nella giungla, l’atmosfera è perennemente carica di tensione e ci aspettiamo di veder sbucare nemici da ogni fronda, grazie alla grafica e al sonoro che cooperano brillantemente per ricreare un ambiente credibile e affascinante.
Il percorso è strettamente obbligato e l’interazione con lo scenario è scarsa, ma questa condizione pesa solo nei momenti in cui prendiamo qualche istante di fiato prima di proseguire. Le avventure che si succederanno non sono mai noiose e visiteremo una buona varietà di ambienti e situazioni, che riescono a rendere la storia quasi sempre avvincente. In particolare, potremo apprezzare la lunga sequenza iniziale di missioni alla ricerca di un compagno MIA (Missing In Action, ovvero disperso), in cui strisceremo lungo i tunnel di una base sotterranea vietnamita e percorreremo una frenetica marcia per sfuggire ai nemici.
In questa lotta per la vita incontreremo, per la prima volta, una delle caratteristiche più interessanti di Vietcong: l’interazione con alcuni mezzi di trasporto. Il controllo totale è previsto esclusivamente per i veicoli terrestri, ma prendere parte a sequenze in cui comanderemo il mitragliatore pesante di un elicottero o di una imbarcazione regala ugualmente molte soddisfazioni. Dal punto di vista tecnico, la realizzazione grafica di Vietcong è decisamente convincente, e si presta perfettamente alla riproduzione degli ambienti della profonda giungla vietnamita. Una combinazione di vegetali a due dimensioni e arbusti in 3D crea un’illusione quasi perfetta, anche se priva delle rifiniture in grado di elevarla all’eccellenza. Un esempio indicativo è la totale assenza dell’increspatura dell’acqua mentre ci camminiamo dentro.
Il sonoro, invece, si distingue per accuratezza e buone idee, che prendono vita in effetti molto realistici, come la fauna locale che tace in seguito a una grandinata di pallottole e il fischio nelle orecchie che percepiamo dopo essere rimasti troppo vicini allo scoppio di una granata. Un plauso particolare va all’eccellente resa dell’audio tridimensionale. Buono anche il parlato, che riproduce senza censure le espressioni colorite ascoltate in film come “Full Metal Jacket” e “Platoon”. Vietcong si difende bene nella modalità single player, ma trova il proprio ambiente naturale nel multi player.
Molti difetti perdono consistenza nella frenesia e nel divertimento delle partite giocate contro avversari umani e la facoltà di impersonare le forze filo-sovietiche aggiunge una pennellata di fascino. Il giudizio finale è positivo e il mancato raggiungimento della perfezione è legato unicamente a scelte stilistiche non sempre inappuntabili.