Divine Divinità PC
Se c’è un gioco che, da solo, è riuscito nella mirabile impresa di creare un genere, definirne i parametri, migliorarsi al successivo episodio e porsi come unico termine di raffronto per tutti i titoli che ne hanno seguito le tracce, quel gioco è certamente Diablo.
Parlare di Divine Divinity, che ne emula le gesta, senza citare il capolavoro Blizzard è, quindi, pressoché impossibile.
Sviluppato da un gruppo di programmatori di stanza in Belgio, i Larian Studios, Divine Divinity si propone il non facile compito di avvicinare l’illustre concorrente tentando, se possibile, di migliorarlo e renderlo ancora più grande. L’immane impresa è riuscita, come dire, soltanto per metà . Se, infatti, forse solo i Blizzard stessi dispongono delle qualità necessarie a rendere Diablo un gioco migliore di quanto già sia, non si può certo dire che i Larian abbiano lesinato sulle dimensioni da dare al loro tentativo. L’ampiezza dei livelli e la quantità di materiale inseriti in Divine Divinity ha dell’incredibile.
Non si tratta soltanto di dati relativi al numero delle abilità (addirittura 96, ognuna con cinque livelli di avanzamento!) o di mostri, un centinaio, e di altrettanti personaggi non giocanti, ma anche dell’estensione dei livelli che compongono la struttura del gioco: immense aree aperte, sotterranei chilometrici e apocalittiche strutture come castelli o fortezze. Potrebbe già bastare, ma una citazione merita anche la quantità dei dialoghi e l’impressionante numero di “quest” che fanno da contorno al percorso principale. Dal punto di vista della “taglia” (o della “stazza”, fate un po’ voi!), quindi, Divine Divinity soddisferà appieno gli appassionati di Diablo, e li terrà impegnati veramente a lungo. Il punto, semmai, è un altro: sono sufficienti i grandi numeri per fare di un gioco buono un ottimo titolo? Probabilmente no! Anzi, assolutamente no!
Divine Divinity è, indiscutibilmente un buon gioco, ricco di spunti interessanti, realizzato con grande cura e non privo di una certa classe sia nei numerosi accorgimenti adottati nell’interfaccia per migliorare la giocabilità , sia in alcune piccole chicche grafiche come le pozze d’acqua, animate splendidamente, che riflettono l’ambiente circostante e il passaggio delle creature. Gli ambienti sono fantasiosi e molto dettagliati e c’è una grande varietà di armi, corazze e oggetti magici, esattamente come ci si potrebbe aspettare da un gioco simile.
Alcune caratteristiche, poi, sono davvero azzeccate: in primo luogo i programmatori non hanno seguito i rivali della Blizzard per quel che riguarda il tanto discusso sistema di salvataggio di Diablo 2 optando per la classica soluzione che permette di salvare la partita in qualsiasi momento. Inoltre, i percorsi delle abilità non sono così rigidi. Le tre classi hanno, ovviamente, delle caratteristiche peculiari al principio del gioco, ma è perfettamente possibile che uno degli eroi, da scegliere tra Mago, Guerriero e Ladro, scelga di intraprendere un cammino spirituale che lo porti ad apprendere anche sortilegi e abilità che vanno ben oltre la propria sfera d’azione; cosi che sarà perfettamente lecito trovarsi ad avere il controllo di un Guerriero che, allo stesso tempo, sia in grado di lanciare palle di fuoco o altri incantesimi solitamente riservati agli Stregoni.
Infine, c’è da segnalare anche la presenza, oltre alle abilità e agli incantesimi, di una piccola riserva di mosse speciali, che i nostri eroi sfrutteranno per effettuare attacchi spettacolari al prezzo di una manciata di energia magica. Tutti quelli appena citati sono aspetti positivi che fanno di Divine Divinity un gioco potenzialmente in grado, se non di superare, almeno di tenere il passo con Diablo, se non fosse che, paradossalmente, tutta questa abbondanza finisce con l’appesantire inutilmente l’esperienza di gioco senza, in realtà , offrire in cambio niente di veramente indispensabile.
Le “quest”, per esempio, sono talmente numerose che, presto o tardi, finiremo con il non sapere più esattamente quale svolgere. Stesso discorso per le abilità , che sono davvero tante, ma alla fine quelle veramente utili si riducono a un numero esiguo. Se per questi due fenomeni di “affollamento” non si può parlare di veri e propri difetti, le cose cambiano quando esaminiamo le mappe di gioco: talmente estese che attraversare una zona da un lato all’altro può richiedere molto tempo, con tutto ciò che ne consegue sul ritmo di gioco, che viene un po’ a spezzarsi a causa dei lunghi periodi di inattività tra un gruppo di nemici e l’altro. Insomma: è un po’ come se, per eccesso di zelo, i programmatori avessero messo così tanta carne al fuoco da disorientare il giocatore, specie quello meno esperto o dedito ad esperienze più immediate sul genere di Dungeon Siege.
La mancanza della modalità multiplayer, oltretutto, non farà piacere a chi sta cercando un’alternativa a Diablo per ciò che riguarda le battaglie in Rete. Se siamo del parere che “troppo” è pur sempre meglio che “troppo poco”, allora troveremo in Divine Divinity un gioco che, pur non avendo la classe del gioiello Blizzard, ci appassionerà con il suo misto di azione ed esplorazione e ci terrà sicuramente impegnati per molto tempo, prima di vederne la conclusione. Consigliato solo agli appassionati del genere o a quanti abbiamo molto tempo da investirci sopra!