Soldier of Fortune 2: Double Helix
Se Medal of Honor è l’incarnazione videoludica del film “Salvate il Soldato Ryan”, quanto Jedi Knight 2: Jedi Outcast lo è di “Guerre Stellari”, si può considerare Soldier of Fortune 2: Double Helix come la “summa” di tutte quelle pellicole d’azione dove un eroe solitario, armato della potenza distruttiva corrispondente a una portaerei tascabile, deve vedersela con una quantità sconfinata di nemici, preferibilmente terroristi di un Paese dell’Est.
Abbiamo la collezione completa dei mitici film di “007” in cui Bond massacrava le infinite orde della Spectre in impeccabile doppiopetto e smoking delle grandi occasioni? Allora abbiamo trovato pane per i nostri denti! Il protagonista di Soldier Of Fortune 2: Double Helix (SOF 2, l’acronimo) è proprio un eroe del genere, non a caso ricalcato su un mercenario in carne ed ossa che risponde al nome di John Mullins. Solitario, armato con gli ultimi ritrovati della tecnologia militare oltre che di una fede incrollabile su chi siano i buoni e i cattivi, dopo aver sconfitto i micidiali terroristi del primo episodio torna a indossare il giubbotto antiproiettile per sventare una nuova minaccia che rischia di devastare il mondo e zone limitrofe.
Ovviamente, parlare di terrorismo, di questi tempi, potrebbe non essere un’idea brillante, dopo che I’11 settembre tutti quanti abbiamo visto quanto la finzione cinematografica di Hollywood possa essere tremendamente superata dalla realtà . Tengo a sottolineare, quindi, che Soldier of Fortune 2 è un titolo realistico e attuale, nel senso che i nostri nemici non saranno degli alieni, né i mafiosi degli anni ’20.
D’altra parte, inoltrandosi anche solo in un livello di SOF 2 ci renderemo conto che si tratta di un gioco, e come tale deve essere preso. Nessuno si sognerebbe di mettere all’indice un film di Bruce Willis o Chuck Norris perché incita alla violenza o ricorda degli episodi piuttosto tristi, in quanto difficilmente si potrebbe prendere sul serio una pellicola in cui un singolo personaggio sgomina con un revolver centinaia di nemici per sequenza.
La lunghissima impresa che ci attende parte con un “flashback”, che vede il nostro eroe penetrare nel territorio russo per recuperare uno scienziato ribelle – in gergo, una semplice “estrazione“. Ovviamente, niente va per il verso giusto, ci ritroveremo presto intenti a scambiare migliaia di proiettili di ogni calibro e potenza con i nostri avversari. Dopo un paio di livelli, per così dire introduttivi, riusciremo a tornare nel pacifico mondo occidentale in barba ai nostri inseguitori.
Una decina di anni dopo, ritroveremo lo scienziato salvato dalle perfide grinfie sovietiche all’interno del quartier generale della nostra segretissima organizzazione: il mondo è in pericolo a causa di un doppio virus creato dai soliti terroristi pazzoidi, e tocca al nostro eroe partire per le destinazioni più lontane e pericolose, al fine di sgominare le sezioni locali dell’organizzazione criminale di turno.
Il motivo d’orgoglio, se è possibile chiamarlo così, di SOF 2 è rappresentato dall’avanzatissimo Ghoul 2, ovvero il sistema di distribuzione delle ferite sui corpi dei nostri nemici. Nella maggior parte dei giochi 3D, quando colpiamo un avversario, questi si limita a crollare a terra, magari esibendosi in qualche sequenza particolarmente elaborata, come gli Stormtrooper di Jedi Knight 2 che si reggono gli arti (o quel che ne resta) dopo che li abbiamo trafitti con la nostra inseparabile spada laser. In alcuni sparatutto con pretese di realismo, come Medal of Honor, i nemici feriti si comportano in modo verosimile, ma non accennano a sanguinare o a lasciare tracce truculente delle loro disavventure. SOF 2, al contrario, prevede un comportamento estremamente attendibile: quando elimineremo un cattivo, il suo cadavere cadrà senza concessioni all’immaginazione, e si adagerà sfruttando tutte le superfici disponibili.
Questo significa che, crollando sul pavimento, avrà una serie di pose “da sdraiato” variabili secondo come lo abbiamo freddato; se lo colpiremo vicino a una parete, rimarrà appoggiato ad essa, magari con la testa reclinata. Nel caso la nostra raffica lo raggiunga alle spalle davanti a un tavolo, vi si adagerà sopra, mentre quando lo falceremo in cima a una rampa di scale, lo vedremo rotolare fino in fondo alla stessa. Come nel primo Soldier of Fortune, inoltre, ogni nemico è diviso in “zone” e quindi, ferendo la spalla destra, vedremo effettivamente il foro d’entrata esattamente dove abbiamo mirato.
Eppure, occorre sottolineare come la cura maniacale per questi dettagli sia praticamente inutile in un gioco come SOF 2: certo, quando annienteremo i nemici con grande profusione di sangue e dettagli cruenti il gioco guadagnerà in termini di realismo, ma la “percezione” di tanta verosimiglianza verrà demolita nel momento in cui scopriremo che la maggior parte del mobilio non può essere intaccata nemmeno dalle granate più devastanti (oppure sparisce, come gli schienali delle sedie), e che molti “solidi” non vengono toccati dai nostri proiettili.
Soprattutto, delude il fatto che le pallottole non lasciano segni sulle carrozzerie dei camion o delle auto seminate nei livelli di gioco, come pure su molte altre superfici. Intendiamoci, SOF 2 ha moltissimi pregi, ma se proprio i programmatori dovevano esaltare una particolare caratteristica, sarebbe stata preferibile una seppur limitata capacità di modificare l’ambiente a colpi di granate, come accade nel più modesto Red Faction, piuttosto che la macabra facoltà di mutilare i cadaveri dei nemici. Oltretutto, data l’immensa quantità di avversari che fronteggeremo in ogni livello, ben difficilmente avremo il tempo e la possibilità di stupirci delle qualità del Ghoul 2, mentre saremo piuttosto impegnati ad evitare che loro si divertano a bucherellare il nostro John Mullins! A parte i difetti appena citati, la grafica di SOF 2 non delude affatto, e gli ambienti sono disegnati con una lodevole cura. Dalle remote distese ghiacciate in cui sono nascosti i laboratori del virus, alla stiva della nave che trasporta un carico piuttosto pericoloso; dall’eccezionale missione ambientata a Hong Kong, a quella altrettanto esplosiva in un aeroporto svizzero, la grafica è precisa e pulita, anche se forse un po’ troppo spoglia e ben poco “curva”, considerando che utilizza il sistema grafico di Quake III Arena, lo stesso responsabile delle meraviglie di Return to Castle Wolfenstein e lo stesso Medal of Honor.
Tutti i livelli sono caratterizzati con maestria, ma bisogna segnalare quello situato in Sud America, che sfruttando una miscela ben congegnata di solidi 3D e immagini bidimensionali, riesce a riprodurre in maniera tremendamente convincente un ambiente tridimensionale nella giungla, ricco di ogni tipo di rigogliosa vegetazione. Aggirarci inginocchiati tra gli steli alti quasi mezzo metro, riparandoci dietro un albero e scrutare l’orizzonte alla ricerca di un dannato cecchino è un’esperienza imperdibile ed inedita, per lo meno per i fan degli sparatutto. Purtroppo, occorre anche segnalare che quasi tutte le sortite sono “a senso unico”: avremo un punto d’entrata, un luogo d’uscita e un’unica linea che collega questi due elementi.
Salvo rarissime eccezioni, non potremo scegliere strade alternative o parallele. Per evitare una porta bloccata o un incidente d’auto, come pure un idolo di roccia crollato in mezzo al sentiero, dovremo per forza scoprire il passaggio previsto dai programmatori. La sensazione è quella di essere una palla da biliardo a stelle e strisce e armata come Rambo, che deve distruggere tutto lungo il suo percorso predefinito.
Certo, la maggior parte dei titoli d’azione corrispondono a questa descrizione, ma spesso la cruda realtà viene mascherata molto meglio – è il caso, ancora una volta, di Medal of Honor, che riesce ad incanalare il protagonista verso la strada “giusta”, senza demolire le pretese di realismo ad ogni curva. Per questo stesso motivo, la maggior parte dei livelli è ambientata in zone chiuse, siano esse l’interno di un aeroporto o un distretto di Hong Kong, delimitato in maniera ferrea da edifici e blocchi stradali di ogni tipo.
Si stenta a credere che un mercenario pronto a tutto debba saltellare da un cartello stradale all’insegna di un negozio, piuttosto che aggirare un paio di macchine incendiate. Mancano inoltre le immense distese dello sfortunato Project IGI, ma d’altra parte questo aspetto è perfettamente perdonabile.
Spesso, i creatori dei livelli sono scesi a compromessi piuttosto bizzarri. Per esempio, capiterà di affondare una nave posizionando una serie di cariche in corrispondenza di punti deboli della chiglia. Mancando, come ormai è di regola in giochi di questo tipo, un sistema di mappatura automatica su cui segnare i punti da minare, i programmatori hanno deciso di creare degli appositi “incavi” per posizionare le cariche. Francamente, una simile scelta risulta piuttosto improbabile oltre che alquanto azzardata: appare difatti sconclusionato che gli ingegneri navali costruiscano imbarcazioni dotate di predisposizioni per cariche esplosive (con tanto di numerazione progressiva), così da facilitare i corpi speciali nel caso in cui le proprie creature siano utilizzate da malvagi terroristi. D’altra parte, questi “accorgimenti” facilitano la giocabilità e, visto che SOF 2 è senza dubbio realistico nelle armi, ma pur sempre frenetico ed immediato nel gameplay, non si avverte troppo la necessità di rimproverare i creativi per una scelta simile.
Durante le nostre peripezie, inoltre, incapperemo in potenziali alleati, siano essi Marine che ci aiuteranno a demolire i villaggi dei terroristi, oppure inermi civili da proteggere ad ogni costo: si tratta, più che altro, di incontri governati da istruzioni piuttosto semplici, come quelli con gli scienziati di Half Life, ben lontani dai Ranger del nostro plotone di Medal of Honor, purtroppo!
La sezione multiplayer comprende l’ormai prevedibile serie di scenari a squadre o “tutti contro tutti“, con l’aggiunta di poter, allo stesso modo del single player, creare delle missioni casuali, aumentando di fatto la longevità di SOF 2 in maniera esponenziale. Soldier of Fortune 2 dimostra quanto la Raven si stia sforzando di far crescere il genere degli sparatutto 3D ad ogni nuovo prodotto. Dopo lo spettacolare Jedi Knight 2, con questo titolo dimostra che c’è sempre un aspetto che può essere migliorato o ampliato.
Purtroppo, l’essersi dedicati in maniera quasi maniacale al sistema di smembramento dei cadaveri non aggiunge quel “tocco” che avrebbe consacrato SOF 2 nell’Olimpo dei videogiochi: si sarebbe preferito senza ombra di dubbio livelli più articolati ed “aperti”, con strade secondarie o scorciatoie, oppure una maggior libertà di azione che altro!
D’altronde, come ampiamente già accennato, Soldier of Fortune 2 si propone come un gioco d’azione ambientato ai giorni nostri, con altissime pretese di realismo per quanto riguarda le armi e il loro funzionamento, ma immediata e frenetica giocabilità , come e più di qualsiasi altro sparatutto sulla piazza. Se lo affrontiamo pensando a un RPG come Deus Ex o a uno strategico come Operation Flashpoint ne rimarremo profondamente delusi, ma se cerchiamo un titolo che ci faccia sentire Bruce Willis in “Die Hard”, l’abbiamo di sicuro trovato! SOF 2 è e rimane, in tal senso, pur sempre un FPS, e, va detto, tra i più adrenalinici che il mercato abbia tuttora da offrire!
come passo di il 3 livelo con hong kong
ce devi fare qando mi dice vicolo cieco come facio trvare soldier of fortune 2 il misione si chiama hong kong sradale