Rainbow Six: Lockdown e la rivoluzione grafica
Vi sono dei momenti in cui non dareste nemmeno un centesimo a un determinato videogioco. Le ragioni potrebbero essere molteplici, ma in linea di massima in svariate occasioni si traducono in una scarsa fiducia nei confronti di un determinato titolo dovuta, magari ad un prequel scadente o deludente. E sicuramente questo il caso di Rainbow Six: Lockdown, videogioco che non avremmo mai voluto provare perché effettivamente eravamo partiti molto prevenuti a causa del suo predecessore che si intitolava invece Rainbow Six. Esistono svariati sostenitori del gioco in questione che continuano a sostenere come esso fosse molto bello, ma obbiettivamente parlando, la grafica era a dir poco scandalosa.
I modelli poligonali erano grossolani e il gioco stesso ben al di sotto di qualsiasi standard del momento. Forse la giocabilità  era buona, ma di certo non riuscì a salvare Rainbow Six dal fallimento. Nonostante tutto questo la software house si è rimboccata davvero le maniche ed è riuscita a dare vita ad un videogioco che finalmente degno di questo nome. Il sequel si intitolerà  Rainbow Six: Lockdown come abbiamo detto prima e questa volta sarà  disponibile in multi piattaforma e cioè su Personal Computer, Sony Playstation ed ovviamente anche su Xbox.
Già  questa idea non è male, se poi ci aggiungiamo un grande lavoro sul compartimento grafico potremmo dire che Rainbow Six: Lockdown si rende molto giocabile. Non conosciamo ancora molto in merito a questo videogioco dal momento che è uscito da pochissimo sugli scaffali dei negozi, però vi sono siti che sostengono che esso sarà  molto incentrato sulla azione. In un certo senso questa scelta snatura un po quello che era il genere di base di questo videogioco, ma capiamo benissimo la ragione della scelta della software house. Infondo non è certo un mistero che il mercato videoulico tenti sempre di più di attirare il giovane pubblico con titoli estremamente dinamici e veloci.
Rainbow Six: Lockdown non sarebbe stato capito da questa generazione se fosse stato uno shoot em up in prima persona nudo e crudo. Alcuni dicono, di fatti, che il genere di base è troppo macchinoso e noioso, mentre noi più semplicemente rispondiamo che va capito e che richiede un po di predisposizione mentale verso le tattiche più comuni e basilari della guerriglia. Insomma, si potrebbe dire che Rainbow Six: Lockdown si sia appiattito un po per esigenze di mercato, tutto sta vedere quanto e in che misura. Certo non ci farebbe piacere vedere un videogioco in cui si prendono decisioni rapidamente affidandosi solo ed esclusivamente sull’ inutito. Lo troveremmo davvero troppo scontato.
Stay Tuned, comunque sia, per ulteriori informazioni in merito a questo argomento.